Scudi

Il Maestro Achille Marozzo nel suo trattato “Opera Nova” espone l’uso di numerosi scudi, alcuni di modeste dimensioni da impugnare, come il brocchiere e la targa, altri invece di dimensioni più grandi da legare al braccio, tra cui la rotella e l’imbracciatura.

Brocchiere

Il brocchiere consiste in un piccolo scudo tondo, grande quanto un pugno, solitamente tenuto per una impugnatura presente sulla parte posteriore da poterci alloggiare unicamente la mano non armata, e non l’intero avambraccio a differenza degli scudi più voluminosi. Sicuramente questo tipo di strumento difensivo risulta essere uno dei più antichi. I modelli più antecedenti erano composti per lo più di materiale ligneo, rinforzato al centro da un umbone e da un orlo entrambi in metallo. Diversamente, il brocchiere si presenta anche interamente lavorato in acciaio, pur non subendo sostanziali modifiche nella sua forma. Le ristrette dimensioni fanno di questo piccolo scudo un perfetto strumento da abbinarsi alla spada impugnata ad una mano in qualunque contesto.

Il Maestro Achille Marozzo apre il suo trattato proprio sull’uso della spada da lato abbinata al brocchiere, con una composizione didattica talmente ricca da occupare una grande porzione nell’intera opera. Come è possibile evincere tramite varie affermazioni sparse nel testo, l’estrazione sociale degli allievi che presenziavano nella Sala d’armi del Maestro Marozzo presentava uno scenario molto più variegato rispetto a quello dei secoli precedenti, ristretto alla sola classe nobiliare. Quindi si può supporre che la necessità formativa di cominciare da spada e brocchiere fosse proprio per venire incontro ad una più vasta “clientela” borghese, oltre che soddisfare i principi didattici di un sistema focalizzato sull’uso disgiunto di entrambe le mani.

Il trattato “Opera Nova” espone l’utilizzo di due tipi di brocchiere: uno piccolo dal diametro di circa 25 cm (detto brocchiere stretto) utile per accompagnare la “spada da gioco” senza filo in esercizi propedeutici, ed uno più grande (detto brocchiere largo) che può arrivare fino ai 45 cm di larghezza utile per esercitarsi nel duello vero e proprio. Allo stesso tempo ci viene esposta la terminologia delle parti che compongono questo tipo di scudo: la penna (l’orlo dell’estremità) e la coppola (l’umbone sporgente al centro).

Sebbene le dimensioni minute del brocchiere possano sembrare insufficienti per qualsiasi reale utilizzo in combattimento, in realtà la vera forza di questo piccolo scudo è da trovarsi nel notevole cono d’ombra prospettico che si crea quando viene tenuto in avanti con il braccio disteso, concedendo una non indifferente protezione della propria persona.

Targa

La targa consiste in un altro tipo di scudo da impugnare, di dimensioni non lontane da quelle di un brocchiere largo, di forma quadrata o rettangolare, comunque squadrata, ma dalla superficie spesso ondulata o piegata in vari modi. I reperti museali giunti a noi testimoniano i vari materiali usati, tra cui una composizione di più strati in legno ripiegato, carta pressata ricoperta di cuoio, oppure il più solido metallo.

Di probabile origine germanica, la targa da pugno pare essersi diffusa successivamente nei territori dei franchi, per arrivare poi in Italia assieme a quelle migrazioni che hanno visto numerosi uomini d’arme varcare le Alpi per giungere in territorio italiano, alla ricerca di nuove occupazioni come mercenari al servizio di qualche facoltoso signore.

Di larghezza a metà tra il brocchiere piccolo e la rotella, la targa è sicuramente uno dei principali strumenti difensivi da abbinare alla spada da lato. Dal punto di vista del suo utilizzo, questa non si discosta molto nelle funzionalità dal brocchiere se non per via di quelle accortezze che danno ragione di esistere all’uso della targa. Il brocchiere, strumento sicuramente utile, per via della sua conformazione tonda non previene del tutto il rischio che i colpi dell’avversario possano scivolare verso la propria persona e recare comunque danno. Al contrario, la forma rettangolare con superficie ondulata della targa permette di far scivolare i colpi dell’avversario fuori la propria figura grazie agli angoli spioventi sui bordi, assenti nella forma circolare del brocchiere, oltre che la conformazione ripiegata di intrappolare del tutto l’arma dell’avversario. Queste volute accortezze rendono difensivamente la targa uno strumento assai più efficiente del brocchiere.

Mentre per quanto riguarda andare a difendere la mano armata, bloccare con forza il braccio dell’avversario a gioco stretto impedendogli di agire, proteggere la testa quando si porta un attacco in direzione delle sue gambe, ecc., la targa non si discosta dal medesimo utilizzo strategico già intravisto nel brocchiere largo. Tant’è che lo stesso Achille Marozzo dedica all’uso della spada accompagnata alla targa addirittura ben due Assalti.

«In questo primo assalto non ho voluto mettere più cose, perchè saria stato troppo volume a scrivere, ma dietro al secondo tu troverai de molti amaestramenti de l’arte della spada da filo con targa in mano, con le sue guardie e con li nomi, pro e contra; e questo ho fatto perchè se tu volessi insegnare ad altrui che tu non possa fallare.»

Essendo l’uso della targa ormai l’ultima forma di combattimento che vede impegnata la spada da lato nel libro “Opera Nova”, prima di incentrare gli insegnamenti ancora più impegnativi sulla spada a due mani, quello che il Maestro Marozzo mostra in questi due Assalti di spada e targa è un enorme riepilogo di azioni già mostrate precedentemente con gli altri accompagnamenti, senza però esser meno nell’esporre nuove particolarità strategiche utili per arricchire il bagaglio tecnico del combattente.

Rotella

Viene chiamata rotella uno specifico scudo rotondo, con superficie piatta o dall’angolatura leggermente convessa, avente diametro intorno ai 60 centimetri. A differenza del brocchiere, per via delle sue dimensioni, la rotella non si impugna ma si imbraccia, generalmente tramite una cinghia in cuoio da legarsi all’avambraccio vicino al gomito ed una maniglia concava dove poter stringere lo scudo con la mano sinistra, anch’esso fatto in cuoio, oppure in corda o in rari casi anche in acciaio. I materiali con cui si costruiva una rotella erano molto variegati, come cuoio, legno, ed il più opportuno acciaio, i quali possono influenzarne il peso che può variare dai 2 ai 4 chilogrammi. Alcuni reperti museali inerenti a questo scudo mostrano ancora un umbone di retaggio più antico, mentre, in altri modelli, la rotella sulla facciata esterna vede posizionata al centro una punta acuminata per aumentarne la capacità offensiva.

Storicamente la rotella rappresenterà l’ultima evoluzione dello scudo imbracciato prima della scomparsa definitiva di questi strumenti difensivi a causa dell’evoluzione delle armi da fuoco e delle armature in piastre che renderanno priva di alcuna utilità l’imbracciare uno scudo, sebbene molte miniature ed illustrazioni storiche raffiguranti scenari di guerra ed assedi mostrano uomini d’arme con indosso la propria armatura, anche se non completa, ed allo stesso tempo la propria rotella.

Così, mentre lo scudo perse popolarità nei campi di battaglia, al contrario riuscì a ritagliarsi progressivamente un maggiore spazio nei duelli uno contro uno, semplicemente perché questi scontri erano in genere tenuti senza l’impiego difensivo dell’armatura. L’aristocrazia rinascimentale in questo periodo appassionata alla cultura classica amava possedere rotelle preziosamente sbalzate con scene mitologiche, complicati intrecci densi di simbologia materiale e numerica, inserti di metalli particolari, il tutto da mostrare in pubblico per far trasparire il proprio status sociale.

Imbracciatura

Rispetto ad altri maestri a lui coevi, Marozzo è unico nel fornire la descrizione su un altro tipo di scudo chiamato dal Maestro bolognese con il termine imbracciatura. L’imbracciatura consiste in un grande scudo in legno, ricoperto in cuoio o pergamena, con uno spuntone acuminato posizionato nell’estremità inferiore, fissato al braccio sinistro tramite cinghie, atto a coprire il più possibile la persona per un’area che va dalla spalla fino al ginocchio.

L’impiego di questo imponente scudo era ampiamente diffuso in tutta la penisola italiana nella metà del XV secolo. Con l’avvicinarsi della fine del secolo, l’uso del targone sembra scemare in funzione dell’impiego della rotella, più pratica e più maneggevole in un contesto dove le formazioni squadronate prendevano sempre più piede. Nella Guerra di Ferrara, avvenuta tra il 1482 e il 1484, i targoni sono ancora in uso nelle truppe ferraresi e bolognesi. A Bologna, in una mostra per la nomina di Giovanni Bentivoglio al rango di capitano generale delle truppe sforzesche a sud del Po, tra i reparti che sfilano è presente un raggruppamento di targonieri armati di spadoni senza fodero. Questi sono preceduti da paggi recanti targoni riccamente decorati e impreziositi da pietre preziose. Anche l’ingegnere senese Jacopo di Mariano, detto il Taccola, raffigura uomini armati di targone e spada.

L’uso dell’imbracciatura, in Emilia ed in particolare nell’area bolognese, sembra essere ancora in voga nella prima metà del XVI secolo come dimostrato da Achille Marozzo stesso. Probabile però, in questo periodo, un suo utilizzo da parte di reparti di guardia civica in contesti urbani piuttosto che un vero e proprio impiego militare. Questo giustificherebbe anche una attenzione del Marozzo nel riproporre l’impiego di questa difesa divenuta ormai quasi obsoleta. A causa del materiale con cui veniva costruito, purtroppo non ci sono pervenuti molti reperti originali. Sicuramente il pezzo storico più significativo è il targone Bentivoglio esposto presso il Museo Medievale di Bologna, forse dipinto da Francesco Francia, databile intorno al 1488.

Come avvenuto per la rotella, che ricorda i fasti del periodo classico, anche l’imbracciatura potrebbe trarre la propria ispirazione dallo scutum romano ed alla pratica gladiatoria, con la principale differenza che deriva dal come imbracciare tale scudo.